di Giorgio Simoni
Il bilancio del Comune di Milano non sembra trovarsi in condizioni di buona salute. Sarà colpa di Expo, sarà per la riduzione dei trasferimenti statali o per alcune operazioni di finanza di progetto molto onerose per la pubblica amministrazione, come le metropolitane 4 e 5. Fatto sta che la spesa corrente non deve aumentare, anzi se possibile deve diminuire, e quindi i cittadini si troveranno di fronte all’alternativa: meno servizi o tariffe più care, o verosimilmente un mix di entrambe le sciagure.
Ciò vale anche per il trasporto pubblico. Come abbiamo già scritto, non un euro in più sarà speso in questo settore nel 2017, e dunque la richiesta di nuovi servizi potrà essere soddisfatta solo con il taglio di una parte di quelli già esistenti.
Mussolini spostava di continuo i pochi carri armati posseduti, per simulare da una parte all’altra del Paese un livello di armamento di cui in realtà non disponeva. Allo stesso modo l’assessore alla Mobilità e all’Ambiente [sic!] Granelli realizza l’anticipo dell’apertura delle metropolitane e annuncia alcuni (modesti) interventi di miglioramento del servizio nelle periferie, a condizione di far calare la mannaia su altri pezzi della rete di trasporto pubblico.
Già abbiamo assistito alla mutilazione della rete notturna, che per due terzi è stata soppressa nelle notti tra domenica e giovedì, suscitando non poche polemiche sulla stampa e sui social media. A breve – nonostante le improbabili smentite assessorili, le nostre fonti dicono altro – si useranno le forbici anche nelle ore diurne.

Meno corse nei giorni festivi

Febbraio sarà il mese nel quale comincerà ad essere applicata la prevista riduzione della frequenza delle corse festive, colpendo alcune linee tranviarie. Attese sempre più lunghe, dunque, che arriveranno a 17-20 minuti nelle ore del mattino e a 12-15 minuti nel pomeriggio.
Fa niente se alcuni dei percorsi oggetto della sforbiciata attraversano le zone del divertimento, come il Ticinese, e collegano importanti quartieri periferici con il centro della città. I cittadini sono invitati a stringersi sui mezzi residui, oppure a scegliere di spostarsi con l’automobile. Tanto l’inquinamento, a Milano e in tutta la Pianura Padana, non è un problema.
Ma il vero colpo di teatro dell’accoppiata Granelli – Atm lo vedremo a marzo, quando ben sette linee tranviarie saranno modificate o cancellate, in un rimescolamento il cui unico scopo è quello di risparmiare tra i 2,5 e i 3 milioni di euro all’anno. Una mezza rivoluzione che sconvolgerà le abitudini dei milanesi che utilizzano i mezzi pubblici (un milione di viaggi al giorno sulle sole linee di superficie, tra le quali i tram fanno la parte del leone).

Le periferie perdono il tram per il Duomo

Alcuni quartieri perderanno il collegamento diretto con il Duomo, centro della città e vero «nodo» del trasporto collettivo, dove è possibile (al momento) interscambiare tra linee tranviarie, bus e due metropolitane (la «rossa» e la «gialla»). In particolare, il tram 12, che ha il suo capolinea periferico davanti all’ospedale Sacco e serve il quartiere Certosa e l’asse di via Mac Mahon, terminerà le corse in largo Cairoli, rimanendo amputato del suo percorso tra Lanza, Duomo e Corso di Porta Vittoria.
I jumbo-tram della linea 27, che partono da viale Ungheria e servono i popolosissimi quartieri di via Mecenate e corso XXII Marzo, si fermeranno in piazza Fontana, anziché proseguire per Duomo e piazza VI Febbraio come avviene oggi. Il risultato sarà che gli utenti di questa importante linea da oltre 300 corse al giorno perderanno qualsiasi connessione con la rete della metropolitana.
Ancora, è destinato alla soppressione il tram 2, rimpiazzato da modifiche delle linee 19 e 23, tanto per aumentare la confusione, forse nella speranza che i milanesi non colgano il vero segno dell’operazione complessiva, che invece è chiarissimo: meno trasporto pubblico in una città che soffoca ogni di giorno di più in una cappa di smog.

Photo credit: Phil Beard

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