di Igor Zecchini.

Non abbiamo in mano il dettato preciso dei provvedimenti che l’assessore alle politiche sociali del Comune di Milano, Pierfrancesco Maiorino, ha presentato al forum delle politiche sociali svoltosi nei giorni scorsi. Ci riserviamo quindi di esprimere un giudizio definitivo a quando vedremo le delibere. Alcune cose però ci sentiamo di dirle già ora perlomeno su uno dei terreni oggetto della kermesse buonista del Comune di Milano. Ci riferiamo alle problematiche sollevate dalla accoglienza dei profughi e degli immigrati su cui l’amministrazione comunale cerca di “coprire a sinistra” la sua immagine.

Intanto crediamo che per fare una valutazione di questi provvedimenti sia necessario inquadrarli in quella che è la più generale politica della giunta, ma soprattutto occorre legarli a quelli che il governo Gentiloni per azione del ministro dell’interno Minniti, sta prendendo sulle tematiche inerenti l’immigrazione e la sicurezza.

Sono passati in realtà pochi giorni dalle roboanti dichiarazioni della assessora alla sicurezza Carmela Rozza (rozza di nome e di fatto), ma sostenute dal sindaco Sala e anche da Maiorino, in fatto di accoglienza ai profughi.

Siamo di fronte ad un irrigidimento, dettato dalle norme imposte dal ministro Minniti, che spazzerà via ben presto qualsiasi parvenza di umanità e solidarietà tanto sbandierata dal buon Maio, come viene chiamato dai suoi fans l’assessore Maiorino,.

La svolta è stata chiamata dalle cronache locali “politica di maggior rigore”. Si tratta di applicare le indicazioni del ministro dell’interno anzitutto con la riapertura dei CIE, centri di identificazione che in realtà sono centri di detenzione non comminata da alcun tribunale e di totale privazione di diritto, assieme ad un irrigidimento repressivo più generale.

L’assessora Carmela Rozza in una delle sue più famose performance

Protagonista assoluta di questa svolta è l’assessore alla sicurezza Carmela Rozza che in questi giorni sembra avere oscurato la stella di Maiorino. Chi la ricorda alla guida del SUNIA (il sindacato inquilini della CGIL) sa bene di che pasta sia fatta l’assessora, oltre all’antipatia che trasuda da tutti i pori. Le sue fanatiche campagne contro gli occupanti di case, la continua richiesta di sgomberi e repressione, hanno accompagnato tutta la sua vita da “sindacalista”. Poi l’abbiamo ammirata alla testa della compagnia delle spugnette (quelle peraltro inventate da Pisapia dopo i fatti del primo maggio 2015)…. ordine, ordine e disciplina e poi ancora ordine.

C’è da tremare al pensiero del ruolo che può assumere una persona del genere, nel quadro delle disposizioni sui sindaci sceriffi contenute nell’ultimo decreto legge sulla sicurezza approvato su iniziativa di Minniti.

La giunta di Milano quindi si allinea e ha deciso anche lei di aderire alla “stretta” nei confronti dei profughi e richiedenti asilo. In primis l’obbligo di farsi identificare (attenzione non significa che il profugo sia uno sconosciuto, perché normalmente è fornito di documenti, significa che si compie un passaggio formale che obbliga lo stesso, secondo le norme della UE, a rimanere nel paese dove viene identificato, in questo caso il nostro) pena l’immediata espulsione dagli attuali luoghi di ricovero dopo la prima notte, poi la riapertura del CIE e via via.

Non a caso, in questi giorni, stiamo assistendo a un tour de force diplomatico del governo italiano teso a stringere il maggior numero di accordi possibile con i paesi del nord Africa da cui proviene l’onda della disperazione. Questo per avere dei canali che permettano di espellere gli “indesiderati” senza problemi. Si danno soldi e si fornisce sostegno militare a regimi che opprimono intere nazioni, si è giunti persino a stringere un accordo con una delle fazioni libiche sapendo benissimo cosa succede in Libia ai profughi (è di ieri un dettagliato rapporto dell’ONU sulle terribili condizioni nei campi di prigionia: sulle torture, le privazioni, le sofferenze). Una vergogna senza fine.

Per quelli che non verranno espulsi, grave è la decisione di farli lavorare in cambio dell’ospitalità. Non siamo di fronte infatti a un lodevole progetto di inserimento lavorativo dei richiedenti asilo, al contrario ci si propone di fare lavorare a titolo gratuito persone che saranno sottoposte ad un ricatto vile e inaccettabile perseguendo così due risultati: depotenziare le critiche razziste e leghiste e farsi dare un aiutino (certo in settori marginali dell’attività comunale ma comunque utili) a tamponare , situazioni problematiche dove non è possibile, stante le difficoltà di fare quadrare il bilancio, senza assumere personale.

Su questo terreno in realtà è l’amministrazione comunale milanese, Sala in testa, a dare la rotta al governo dopo la “magnifica” esperienza del lavoro giovanile gratuito che ha garantito il successo dell’Expo.

Siamo ad un passo dallo schiavismo, ma tanto mica sono italiani!

Ci dispiace ma se il buon Maio non prende le distanze da tutto ciò e anzi applica le direttive di Minniti è complice, senza se e senza ma.

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