Da “Il Giorno”

Blocco della produzione e sciopero alla Motta Alfredo. La dirigenza della ditta nata 105 anni fa al confine tra Monza e Cinisello Balsamo e specializzata nella produzione di capi e accessori in pelle ha ormai gettato la spugna. Gli affari non si risollevano da anni, per questo settimane fa la famiglia Motta ha dichiarato la volontà di licenziare 20 dipendenti e di spostare la produzione nella filiale spagnola di Talavera De La Reina, a pochi chilometri da Madrid.

In Brianza rimarranno aperti unicamente gli uffici amministrativi, commerciali e il reparto di campionatura. Un boccone troppo amaro da mandare giù. Per questo gli operai si sono riuniti ieri mattina [lunedì 22 maggio], alle 6.30 proprio come se dovessero timbrare quel cartellino strisciato mattina dopo mattina.

In realtà i cancelli questa volta non li hanno varcati, bensì chiusi. Fino alle 9.30 nessun fornitore è potuto entrare, mentre le macchine sono rimaste spente. Il silenzio della fabbrica è stato interrotto solamente da grida cariche di rabbia. «Dopo decenni di accumulo di profitti la proprietà non ha più nessuna possibilità di far fruttare il suo capitale ed è costretta a trasferire la produzione in Spagna dove il costo del lavoro è minore – sbottano i sindacalisti del Cobas -. I lavoratori con fatica decennale hanno creato le loro fortune. Oggi diventano per loro un ostacolo e devono essere cancellati. I sindacati confederali, sottoscrivendo l’accordo di mobilità che autorizza i licenziamenti in cambio di un’elemosina che la Motta potrà decidere di devolvere ai lavoratori, hanno deciso di schierarsi a favore dell’azienda».

Ciò che desiderano i dipendenti è di veder strappare «l’accordo siglato dai sindacalisti di Cgil, Cisl e Uil». Perché «se ci sono operai disposti volontariamente ad andarsene lo faranno, mentre tutti gli altri lotteranno per impedire lo spostamento della fabbrica».

Photo credit: USDA

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