Di Loris Brioschi.

L’Istat ha diffuso i dati della sanità riferiti al periodo 2012-2016: “nel 2016 la spesa sanitaria corrente è pari a 149.500 milioni di euro, con un’incidenza sul Pil dell’8,9%, ed è sostenuta per il 75% dal settore pubblico e per la restante parte dal settore privato.

La spesa sanitaria privata nel 2016 è pari a 37.318 milioni di euro, la sua incidenza rispetto al Pil è del 2,2%. Il 90,9 per cento della spesa sanitaria privata è sostenuta direttamente dalle famiglie.

Nel 2016, la spesa sanitaria pro capite è stata pari a 2.466 euro e ha registrato rispetto al 2012 un aumento medio annuo dello 0,7%.

La spesa per l’assistenza sanitaria per cura e riabilitazione nel 2016 risulta essere pari a 82.032 milioni di euro, con un’incidenza del 54,9% sul totale della spesa sanitaria e del 4,9% sul Pil. La seconda componente di spesa è quella per prodotti farmaceutici e altri apparecchi terapeutici, con 106 milioni di euro e una quota del 20,8% del totale.

Nel 2016 gli ospedali sono i principali erogatori di assistenza nel sistema sanitario italiano, con un’incidenza del 45,5% sul totale della spesa sanitaria corrente. Al second

la ministra lorenzin

o posto si collocano gli erogatori di servizi sanitari ambulatoriali che pesano per il 22,4%.

Nel 2014 la spesa sanitaria dell’Italia è significativamente inferiore rispetto a quella di altri importanti paesi dell’Unione europea, sia in termini di valore pro capite sia in rapporto al Pil. A fronte dei circa 2.404 euro per abitante spesi in Italia, Regno Unito, Francia e Germania spendono tra i 3.000 e i 4.000 euro per abitante. Sempre nel 2014, la spesa in rapporto al Pil è pari a valori vicini all’11% in Francia e Germania, appena inferiore al 10% nel Regno Unito e di circa il 9% in Italia e in Spagna.”

Cosa sta succedendo in Lombardia?

La giunta regionale lombarda, di Maroni, su proposta dell’assessore alla Sanità Gallera, senza nemmeno una discussione in Consiglio Regionale, sta modificando totalmente l’assistenza sanitaria in Lombardia e cancellando di fatto la legge di riforma sanitaria la n. 833 del ’78, nello specifico quello della medicina generale o di base.

Nel silenzio quasi generale, a colpi di delibere:

la n. 4662 del 23 dicembre 2015Indirizzi regionali per la presa in carico della cronicità e della fragilità in regione Lombardia 2016-2018”

la n. 6164 del 30 gennaio 2017Governo della domanda: avvio della presa in carico di pazienti cronici e fragili. Determinazioni in attuazione dell’Art.9 della Legge N. 23/2015”

la n. 6551 del 4 maggio 2017. Riordino della rete di offerta e modalità di presa in carico dei pazienti cronici e fragili in attuazione dell’Art.9 della Legge Regionale N. 33/2009”

La vicenda riguarda, “circa 3.350.000 cittadini, residenti in Lombardia “pazienti cronici e fragili” che sono stati suddivisi in tre livelli a seconda della gravità della loro condizione clinica.

Questi malati cronici riceveranno in autunno una lettera attraverso la quale la Regione li solleciterà a scegliersi un gestore al quale affidare, attraverso un “Patto di Cura”, un atto formale con validità giuridica, la gestione della propria salute.

Il gestore potrà essere loro consigliato dal medico di base o scelto autonomamente da uno specifico elenco. Il gestore, seguendo gli indirizzi dettati dalla Regione, predisporrà il Piano di Assistenza Individuale (Pai) prevedendo le visite, gli esami e gli interventi ritenuti da lui necessari.

Il medico di base o MMG (Medico Medicina Generale) viene quindi privato di qualunque ruolo, sostituito da un manager e da una società (che potrà avere in carico fino a 200.000 pazienti); ed è questa una delle ragioni che ha fatto protestare diversi sindacati medici e provocato ricorsi al TAR da parte delle associazioni che si occupano di salute. La Regione sta provando per ora a cancellare la figura del medico di base, svuotando nei fatti la sua operatività. Probabilmente, dopo il referendum consultivo sull’autonomia regionale, del 22 ottobre procederà ulteriormente. Sulla sanità italiana, oggetto di numerosi tagli ci mettono tutti le mani, da Renzi alla Lorenzin passando per i burocrati della sanità lombarda e probabilmente questa non sarà l’ultima.

Una “legge eccezionale” che aiuterà i cittadini , sosterrà la Regione, perché eviterà che chi è malato, in maggioranza anziani, debba impazzire con le ricette, le telefonate interminabili ai centralini regionali per fissare le visite, le code agli sportelli, le liste di attesa ecc. Nulla si dice sui non autosufficienti e sulle rette da pagare nelle RSA.

La Regione Lombardia non dirà certo che tutti questi disagi sono stati costruiti ad arte, prima da Roberto Formigoni (con il suo compagno di merende Daccò) e poi da Roberto Maroni, per spingere i cittadini verso la sanità privata che li aspetta per guadagnare sulla loro pelle e, siatene certi, l’azione di questi “gestori” andrà in un’unica direzione: quella di aumentare i profitti di chi già specula sulla nostra salute.

E’ chiaro che l’attuazione di questa iniziativa, implementata soprattutto per risparmiare soldi, va boicottata, informando i cittadini e chiedendo loro di non aderire a questo stravolgimento della sanità pubblica sfacciatamente diretto verso l’incremento della sanità privata.

E’ necessario un “piano di lotta” per la salute

Con la scusa della crisi in tutta Europa sono in atto da diversi anni politiche tese a colpire il welfare e attaccare i beni comuni. Anche la salute e la sanità sono sottoposte ad attacchi e tagli di spesa pubblica, con modalità diverse da paese a paese, che producono e favoriscono diseguaglianze nella tutela e nell’accesso alle cure.

Contemporaneamente viene incentivato l’ingresso in sanità di gruppi privati, con un obiettivo chiaro: fare profitto sulla nostra salute.

Anche in Italia assistiamo a un sistematico definanziamento del nostro Servizio Sanitario Nazionale: piccoli ospedali e servizi territoriali vengono chiusi (es. i punti nascita), spesso senza un reale coinvolgimento della popolazione; la moltiplicazione di visite ed esami, favorita dal pagamento a prestazione, produce liste d’attesa che rendono difficile ottenere in tempi opportuni le cure realmente utili e non garantiscono l’accesso a migliaia di persone; le condizioni di lavoro di chi opera in ambito sanitario peggiorano.

L’attuale proliferazione di coperture sanitarie assicurative private o mutualistiche, inserite ultimamente anche nei contratti collettivi di lavoro, indebolisce ulteriormente il sistema, creando un situazione a due velocità: un servizio sanitario pubblico “al ribasso” per i meno abbienti (o per chi non ha una sufficiente tutela contrattuale) e una sanità privatizzata differenziata a seconda dei diversi benefit previsti dal ruolo lavorativo o per chi se la può pagare.

Un Servizio Sanitario Nazionale pubblico, come dimostrano tutti gli studi comparativi internazionali, è invece meno caro per le casse pubbliche e tutela tutta la popolazione. A chi conviene privatizzare e commercializzare la salute? Sicuramente all’industria farmaceutica e delle apparecchiature sanitarie, ai grandi gruppi di cliniche e case di riposo private e alle compagnie assicurative, che fanno profitti con i nostri soldi (ticket, compartecipazione alla spesa, rette, premi).

Per poter far avanzare queste idee servono a poco i numerosi convegni che sindacati ed associazioni svolgono, va costruita una piattaforma sociale sulla salute e chiamare i lavoratori ed i cittadini alla lotta!

Per contrastare questa deriva noi pensiamo che occorra organizzare la mobilitazione soprattutto di chi queste scelte le subisce perché ha problemi di salute ma anche dei lavoratori e delle lavoratrici della sanità che pagano in prima persona questa politica di tagli e privatizzazione. Bisogna imporre con la lotta delle politiche alternative:

– per un finanziamento adeguato del sistema sanitario basato sulla fiscalità generale proteggendolo da logiche di mercato che vedono solo il profitto;

– per la scelta di servizi di cure primarie, avendo una particolare attenzione alle cause sociali che influiscono sulla salute (lavoro, reddito, educazione, ambiente);

-per una diffusione maggiore dei farmaci generici con principi attivi efficaci ed a prezzo basso;

– per la centralità della prevenzione e promozione della salute in tutti gli aspetti della vita e del lavoro;

  • per prestazioni sanitarie utili, necessarie ed efficaci accessibili a tutte e a tutti, senza vincoli di cittadinanza;

  • per un ruolo attivo delle persone nei propri percorsi di cura e nella definizione delle politiche di salute, senza “gestori” burocratici ed inutili.

Torneremo ancora su questa operazione truffaldina della Regione Lombardia.

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