di Pietro Manzoni

Che il Paese Italia abbia seri problemi anagrafici (mancata crescita della popolazione) è un dato ormai acquisito da molto tempo. Dalla fine del 2003 al 31/12/2016 si è incrementata “solo” del 4,8%, passando da 57,9 milioni a 60,67 milioni. Solo  2,770 milioni in più. Uso il termine “solo” perchè se lo guardiamo nello specifico l’incremento e di totale appannaggio all’aumento della popolazione straniera (comunitaria e non) passata, nello stesso periodo da 1.990.000 a oltre 5 milioni, con un incremento di oltre 3 milioni di nuovi cittadini italiani.
Quindi si comprende perfettamente la recentissima presa di posizione del Papa a favore dello Ius soli e Ius culturae. Come per certi versi l’analisi fatta da Intesa Sanpaolo che ci informa che le imprese gestite da migranti sono arrivate al 9% del totale delle imprese italiane. Oppure dalla preoccupazione dell’INPS che ci comunica che il contributo degli stranieri, che sono l’ 8,3% dell’intera popolazione ( contro il 3,4% del 2003) versano alle casse dell’istituto un’importo pari a 8 miliardi di euro ogni anno (a fronte di una spesa previdenziale per loro di soli 3 miliardi)
E a Novate quale è la situazione demografica?
Facendo riferimento allo stesso periodo, si è passati da da 19.931 del 2003 a 20.052 del 2016 (solo 121 in più). Ma questo leggerissimo incremento è dovuto solo all’incremento degli immigrati che sono passati 566 a 1450 (+884).
In sostanza, Novate, senza la presenza di immigrati, sempre considerando lo stesso periodo, avrebbe un saldo negativo di -763 residenti.

E L’INVASIONE DI EXTRACOMUNITARI A NOVATE?

Sempre prendendo a riferimento lo stesso periodo gli immigtai residenti provenienti dalla comunità europea rappresentano il 53,3% (erano 53,9% nel 2003) con prevalenza albanesi (300) e rumeni (215); dall’America latina il 23,2% (contro il 20.3% del 2003) con 182 peruviani, mentre dall’Africa attualmente si conta solamente il 7,2% contro il 14,3% del 2003.
E se guardiamo anche quello che rappresentano anche dal punto di vista economico e di risorse, se facciamo riferimento al dato del’età scolastica ( 0-18 anni) che ha fronte di un dato complessivo del 16,3% ( pressochè non invariato al 2003 che era del 16%) gli immigrati in età scolare (comunitari e non) sono passati da 140 (4,4%) del 2003 a 335 (10,3%) al 31/12/2015.
Se poi scendiamo più nel dettaglio dell’età compresa da 0 a 13 anni (elementari e medie inf.) gli immigrati rappresentano l’11% del totale degli studenti (263 su 2379 totali). E 263 rappresentano circa 10 classi con un impatto occupazionale diretto ed indiretto importante.
In sostanza, sono risorse importantissime. E senza la loro inclusione saremmo destinati a scomparire.

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