Pubblichiamo, per la rilevanza dell’argomento anche in sede locale, la risoluzione del coordinamento nazionale della nostra organizzazione, in merito all’evoluzione di Potere al Popolo!:

Risoluzione del coordinamento nazionale di Sinistra Anticapitalista

In un quadro sempre più deteriorato dell’offensiva delle forze padronali e dei loro governi contro i diritti e le condizioni delle classi lavoratrici e dell’involuzione dello stesso quadro democratico in un contesto di crescente razzismo attivato dalle stesse forze di governo, la nostra organizzazione ha da sempre lavorato per costruire un fronte comune e di iniziativa politica delle organizzazioni politiche, sociali, sindacali che con coerenza esprimono posizioni antiliberiste, anticapitaliste, antirazziste ed umanitarie.

Per questo nel corso del 2017 abbiamo più volte proposto ad altri soggetti di lavorare in questa direzione compresa la possibilità di garantire sul piano politico, in occasione di importanti scadenze elettorali, uno schieramento che avesse queste caratteristiche e assumesse come priorità nel suo agire la ricostruzione del movimento dei lavoratori e dei diversi movimenti sociali.

Per questo la nostra organizzazione è stata convintamente partecipe, fin dall’inizio, cioè dal novembre del 2017, dell’esperienza unitaria che ha preso il nome di Potere al Popolo e ne è stata uno dei soggetti fondatori anche sul piano statutario.

Si trattava di un movimento ampio plurale ed aperto composto necessariamente e positivamente da diverse forze politiche, da soggetti sociali, portatori di esperienze articolate, da molte e molti altre/i militanti e sostenitori individuali che si ritrovavano in questa aggregazione, fronte comune di iniziativa politica e di costruzione delle lotte e delle resistenze sociali.

L’esperienza elettorale, importante nel dare un riferimento di classe in questa scadenza politica nazionale, ha conseguito risultati modesti, ma non per questo ha fatto venir meno la volontà di consolidare e sviluppare il percorso cominciato, essendo stata ben individuata la centralità dell’azione sociale dell’aggregazione.

Potere al Popolo ha quindi potuto non solo continuare ad esistere, ma anche a sviluppare la sua attività, a interessare altre forze e soggetti, ad attivare al suo interno una discussione assai viva sul suo ruolo, sulle prospettive e sulla natura della organizzazione.

In particolare sono emerse due diverse interpretazioni sul futuro e sull’attività di Pap, tra chi ha ritenuto che il compito fosse quello di marciare a tappe più o meno forzate verso una organizzazione, un nuovo partito, per di più assai centralizzato e verticale ed ha gestito di conseguenza questa esperienza, e coloro che, come noi, pensavano che Potere al Popolo dovesse continuare ad esistere come elemento propulsore della dinamica unitaria delle lotte, uno strumento per il riconoscimento reciproco dei diversi settori della classe e per cominciare a costruire campagne e battaglie comuni e che quindi dovesse mantenere e valorizzare il ruolo dei diversi soggetti che ne facevano parte come condizione per allargarlo e renderlo operativo a livello di massa.

Abbiamo espresso questa posizione attraverso un intervento a firma di due compagni e una compagna in preparazione dell’assemblea di Napoli, testo a cui è stata negata la dignità di inserimento nella lista di Potere al Popolo.

E dopo l’assemblea di Napoli in cui si era consolidato il processo di autocentratura di Potere al Popolo verso una struttura partitica abbiamo espresso pubblicamente le ragioni del nostro dissenso.

Questo processo ha potuto realizzarsi anche perché alcune forze hanno da sempre avuto il monopolio della comunicazione interna e pubblica, senza mai dividerla con altri, come pure era stato ripetutamente richiesto, ritenendosi gli unici depositari della “volontà autentica” di Potere al popolo; molte prese di posizioni specie nell’ultimo periodo sono state espresse, superando lo stesso Coordinamento nazionale provvisorio. Al di là della retorica sul ruolo delle assemblee di base si è affermato un modello verticistico e plebiscitario, funzionale a chi ha scelto di costruire un certo modello di organizzazione. Le false contrapposizioni retoriche nei post in rete tra vecchi e giovani, tra organizzazioni e militanti singoli, tra le esperienze del passato e il “nuovo rigeneratore” sono stati gli strumenti propagandisti di questo percorso.

La scelta finale delle forme di adesione, la totale dominanza del voto on line che emargina nei fatti le assemblee e la partecipazione diretta, le modalità di elezione del Coordinamento nazionale e dei due portavoce esprime a fondo il passaggio da movimento largo a una specifica forma partito, per altro discutibile: il mantenimento del vocabolo “movimento” è solo la foglia di fico per coprirne la sua reale essenza.

Le due proposte di statuto oggi in campo si muovono entrambe, nei fatti, nella logica di una nuova organizzazione, di cui noi riteniamo non ci siano le condizioni politiche e di funzionamento organizzativo interno ed hanno come centralità operativa e decisionale la cosiddetta piattaforma. Per questo non condividiamo nella sostanza entrambe le proposte su cui saranno chiamati a votare gli/le aderenti a Potere al Popolo, pur riconoscendo che la proposta “Per uno statuto di tutte/i” contiene, in alcuni passaggi, una maggiore attenzione a garantire la democraticità del processo decisionale e a contenere il ruolo dei portavoce.

Inoltre occorre anche sottolineare che su questioni altamente dirimenti come quelle internazionali si sono affermate, senza per altro una adeguata discussione, prese di posizioni, molte volte segnate da evidente derive “campiste”, tributarie di vecchie impostazioni politiche per nulla innovative, quando invece sarebbe necessario, come noi pensiamo, un rinnovato rilancio dell’internazionalismo, il partire sempre dai bisogni e dai diritti di tutte le classe lavoratrici.

Anche sulla questione sindacale sono emerse divergenze con la maggioranza del coordinamento nazionale provvisorio, che ha scelto di oscurare la battaglia antiburocratica che tante compagne e compagni di Potere al Popolo stanno conducendo nell’ambito del congresso della Cgil, presentando il documento alternativo “Riconquistiamo tutto!”. Su questo punto la maggioranza di PaP ha trovato una singolare convergenza tra chi vuole far diventare PaP il braccio politico dell’USB e chi invece nutre ancora illusioni sul ruolo conflittuale di alcuni settori della maggioranza Cgil (in particolare verso la Fiom). Noi crediamo invece che la battaglia della minoranza Cgil sia fondamentale per costruire l’unità nelle lotte della sinistra sindacale ovunque collocata (in Cgil come nei vari sindacati di base) e avviare una nuova stagione di protagonismo e autorganizzazione delle lavoratrici e dei lavoratori (leggi la risoluzione politica del coordinamento).

Potere al Popolo è quindi una struttura assai diversa da quella iniziale e da quella che riteniamo sarebbe più funzionale per affrontare i compiti che si pongono oggi alle classi lavoratrici e sfruttate nel nostro paese. Non neghiamo che ci sia anche la necessità di arrivare alla costruzione di una nuova ampia organizzazione politica, ma riteniamo che non ce ne siano nell’immediato le condizioni e che la via intrapresa non sia quella giusta: la costruzione dell’iniziativa sociale e delle campagne, la discussione aperta è quella che potrebbe invece creare un quadro adeguato anche al progetto politico organizzativo vero e proprio.

L’adesione nella forma imposta per la nuova strutturazione di Potere al Popolo, cioè quella individuale, atomizzata, (non si aderisce a un’associazione sociale, all’Anpi o all’Arci, ecc., ma a un’entità che è a tutti gli effetti un partito politico) non è quindi praticabile per la nostra organizzazione, sia per le ragioni politiche di dissenso prima espresse, sia per questioni statutarie di Sinistra Anticapitalista, sia soprattutto perché solo un congresso potrebbe, eventualmente, assumere una simile decisione che significherebbe il superamento de facto della nostra stessa organizzazione.

Noi siamo più che mai sostenitori di percorsi unitari, della necessità di unire nell’azione forze anche diverse che convergono su obiettivi antiliberisti e sociali come quelli espressi nella piattaforma iniziale di Potere al Popolo e nel suo programma elettorale, sulla necessità di costruire movimenti di lotta per la difesa delle condizioni di vita e di lavoro delle masse lavoratrici, dei giovani, dei disoccupati e di un movimento antirazzista e democratico. Per questo noi continueremo a difendere questa posizione politica, che per altro trova riscontro in diverse assemblee locali, nelle prossime settimane e, in ogni caso, anche dopo l’assemblea nazionale noi continueremo a praticare tutte le forme di unità possibile con Potere al Popolo, così come si sta costituendo, con tutti i suoi partecipanti, e continueremo a discutere e a partecipare insieme alle assemblee, alle iniziative di piazza, di solidarietà e di lotta.

(approvata il 16/9/18 con un voto contrario)

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