Durante l’incontro con Mimmo Lucano, organizzato lo scorso ottobre da Milano In Comune, il sindaco di Milano Beppe Sala ebbe modo di affermare: “… Mimmo ha fatto quello che avrei fatto io. La giustizia farà il suo corso, ma io al posto suo avrei fatto le stesse cose…”.

La notizia, che sta tenendo banco da ieri, della decisione di Leoluca Orlando, sindaco di Palermo, di sospendere l’applicazione del famigerato decreto Salvini sulla sicurezza, consegna a Sala il modo di essere conseguente con le sue parole.

Dopo continue e tonanti affermazioni antirazziste, a cui  normalmente non hanno fatto seguito fatti concreti, ora Sala ha davanti a se il problema di scegliere da che parte stare e, questa volta, non se la può cavare con qualche comunicato: ora deve fare seguire delle azioni precise che si contrappongano alla barbarie del decreto Salvini (naturale proseguimento del precedente decreto Minniti). Se così non sarà non potrà più atteggiarsi a grande democratico e argine alla deriva razzista di questo paese come ha fatto fino ad ora.

Milano negli ultimi mesi del 2018 è stata attraversata da importanti mobilitazioni anntirazziste e antisecuritarie l’ultima delle quali, quella del primo dicembre, aveva al centro un’altro dei grandi temi aperti dalle politiche razziste e repressive del governo gialloverde: la trasformazione del centro di accoglienza di via Corelli in un CPR (centro per il rimpatrio). Anche su questo Sala è stato silente e ben si è guardato dall’aderire alla manifestazione come hanno fatto invece centinia di associazioni laiche e cattoliche, sindacati, partiti della sinistra radicale e migliaia e migliaia di antirazzisti.

La mobilitazione contro l’apertura del CPR continuerà nei prossimi mesi a partire da una assemblea nazionale che si svolgerà il 19 gennaio proprio a Milano di cui parleremo nei prossimi giorni. Per ora aspettiamo che farà Sala a partire da domani e se non farà dovrà pagarne il prezzo e ci troverà di nuovo in piazza.

 

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