Di Giovanni Urro.

Aveva persino sottoscritto un impegno formale il sindaco di destra di Sesto San Giovanni! Due righe di suo pugno con tanto di firma autografa per dire “Quando sarò sindaco non esternalizzerò i nidi”. Un impegno solenne e pubblico assunto nel vivo della campagna elettorale di fronte a chi era rimasto deluso dalle esternalizzazioni dei servizi comunali dell’amministrazione di centrosinistra. E gli elettori si sono fidati. Stanchi di un Partito Democratico che stava smantellando il welfare cittadino, hanno scelto di voltare pagina, premiando, diciamola tutta, non tanto il centrodestra sestese quanto la sua ala civica che, con l’apparentamento  a destra, ha consentito il ribaltone dopo oltre 70 anni di Stalingrado.
Cosa resta, oggi, di tutto ciò? Quello che di solito ci lascia la politica di lorsignori: una montagna di promesse smentite dai fatti. E i fatti sono chiari. Ci parlano della chiusura di un nido comunale perfezionata a settembre 2018 e della scelta oggi di conferire ad una fondazione altri due nidi comunali in attesa di impacchettare tutti i servizi socioeducativi e consegnarli armi e bagagli allo stesso ente. Motivi? Sempre quelli, naturalmente. Fare cassa. Contenere le spese. Ripianare i debiti. E intanto perdiamo pezzi di stato sociale, proprio quello di cui avrebbero bisogno le fasce più deboli della popolazione. Il sindaco e la sua assessora starnazzano per giustificarsi: “L’hanno fatto anche a Modena quelli di centrosinistra! Non è una esternalizzazione: la fondazione sarà del Comune! Il servizio è garantito!” Sì, ma a che prezzo? Nei due nidi esternalizzati andranno a lavorare educatrici assunte con il contratto delle coop, spesso lavoratrici precarie  e quindi non in grado di garantire una continuità educativa, meno tutelate da un contratto che è ben diverso da quello della Funzione Pubblica delle  educatrici comunali. E poi: ma chi l’ha detto che dobbiamo prendere a modello Modena, o Torino, o Canicattì se a Modena, Torino e Canicattì si compiono scelte scellerate che sacrificano i servizi pubblici sull’altare del pareggio di bilancio? 
Per questi motivi Sinistra Anticapitalista scende in piazza insieme alle altre forze della Sinistra per dire un chiaro NO alle esternalizzazioni, per ribadire che i servizi pubblici, a partire dai servizi educativi, e i beni comuni devono restare di tutte e di tutti e non devono essere svenduti sul mercato del privato sociale per esigenze di cassa. Perché non si possono scaricare sulle spalle dei cittadini le scelte di una politica all’insegna della austerità che i cittadini non hanno chiesto. 
A fronte dello stordimento della politica locale dopo la batosta del 2017, c’è una città che si mobilita, che si organizza, che scende nelle strade per difendere i propri diritti, la propria idea di città pubblica, di tutte e di tutti. E c’è la Sinistra unita che prende la parola per affiancare nella lotta questa città viva che resiste, lasciando alla finestra un Partito Democratico che balbetta sterili slogan contro una politica di disinvestimento nei beni comuni e nei servizi che in fondo era la sua, che è tuttora la sua! 
Stalingrado, insomma, continua a vivere. Nelle cantine  e nel fienile, tra le macerie resiste una città.

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