di Igor Zecchini

In una intervista rilasciata al Corriere della Sera on line del 28 marzo, il sindaco di Milano Beppe Sala. ha fatto nuove esternazioni a proposito della situazione della città in questi giorni ma si è soprattutto lanciato in ipotesi sulla ripartenza post virus.

L’intervista parte con una dichiarazione di unità d’intenti con Fontana e i vertici di Regione Lombardia, poi sviluppa alcune proposte di possibile gestione sulla fine della situazione di emergenza attuale, si chiude con l’apertura all’ipotesi di un tracciamento digitale di tutti i cittadini milanesi.

Intanto occorre rilevare come, dopo il clamoroso e irresponsabile appello “Milano non si ferma” e l’iniziale scelta di diminuire il numero di corse dell’ATM per poco profitto (aumentando così in modo criminale le possibilità di contagio dei passeggeri), la voce di Sala è divenuta ben flebile e poco incisiva nel corso di queste ultime settimane.

Sicuramente ha perso molti dei punti guadagnati nello scorso periodo con la sua politica, faraonica e assolutamente funzionale al profitto, millantata come modernizzazzione della città. Sembra quasi che il sindaco di Milano abbia completamente abdicato ad altri la gestione della emergenza accodandosi totalmente alle iniziative della regione a guida centrodestra.

Offuscata in questi giorni la sua immagine di amministratore la butta in politica e non rinuncia però a dire la sua, cosa che francamente potrebbe evitare. Proprio nell’intervista che citiamo all’inizio infatti, oltre a ipotesi ora fantasiose su come si uscirà da questa crisi sanitaria, si espone su un terreno molto aggressivo per tutti noi. Il tracciamento digitale puzza di grande fratello (quello di Orwell sia chiaro) e di controllo sociale portato al massimo livello.

Che la proposta sia all’interno di un ragionamento sul controllo sociale lo chiarisce in modo definitivo in una successiva intervista (del 30 marzo) rilasciata al quotidiano La Stampa. Infatti il nostro, nel tentativo di riprendere una scena che gli è stata sottratta, lancia la proposta di una nuova Assemblea Costituente.

Dice Sala “Ho in mente due capitoli. Primo: il potere dello Stato e i poteri locali perché l’attuale struttura amministrativa è del secolo scorso e non consente di essere veloci (pensate quanti morti piangeremmo ora se quando ha lanciato lo slogan “Milano non si ferma” avesse potuto essere veloce)… Secondo: la giustizia perché l’articolo 102 della Costituzione impedisce di istituire giudici speciali… Insomma tanto sul fronte dei poteri locali che della giustizia bisogna smantellare la burocrazia…”

In realtà l’obiettivo di tutto il ragionamento espresso da Sala non è la burocrazia bensì la democrazia. Dietro alla proposta di efficenza manageriale meneghina, c’è in realtà l’accelerazione delle scelte politiche che il PD, in linea con tutto quello che sta avvenendo in Europa, sta portando avanti da tempo.

Basti ricordare il decreto Minniti-Orlando o il fatto che, nonostante il cambio di governo, nessuno a oggi ha pensato anche solo di modificare i successivi decreti sicurezza di Salvini. Del resto nel PD c’era chi già ha provato ha modificare la Costituzione in senso antidemocratico ed è stato sconfitto dal voto popolare.

La proposta di assemblea costituente, che Sala fa alla fine dell’intervista, è poi molto pericolosa. Il tentativo è quello di creare un grande abbraccio tra tutte le forze politiche per inaugurare un periodo di “modernizzazione delle istituzioni” e noi sappiamo bene che, quando questi signori parlano di modernizzazione e di riforme, intendono accentrare ancora di più il potere nelle mani di pochi e senza alcun controllo.

Non è un caso se, a poche ore da questa proposta, già i più diversi esponenti politici di maggioranza e di minoranza, da Giorgetti della Lega a Marcucci del PD passando per la Carfagna di Forza Italia (anche LEU per bocca di Fornaro si dice disponibile ad una discussione), plaudono a questa ipotesi.

Chi non può applaudire, ma anzi deve opporsi in modo frontale a questo progetto, siamo noi e con noi intendo tutti quelli e quelle che in questi giorni stanno soffrendo sulla loro pelle le scelte criminali che sono state fatte in questi anni di corsa liberista. Quelli e quelle che stanno pagando, anche con la morte, il taglio della sanità pubblica, la precarizazione del lavoro, le politiche di aggravamento della crisi ambientale.

Chi ha provocato tutto questo deve pagare e Sala è fra questi.

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