di Fabrizio Burattini

Nella ormai prossima tornata di votazioni parlamentari finalizzate alla elezione del successore di Sergio Mattarella nella carica di presidente della repubblica, come voterà la “sinistra radicale”? Fino a pochi mesi avremmo detto piuttosto ‘come avrebbe votato se fosse presente in parlamento’, visto il disastro bertinottiano del 2008, quando la linea di sostegno al centrosinistra di Prodi condusse il complesso della forze “alla sinistra del PD” a passare da quasi 70 parlamentari a zero. Infatti, da allora tutti i vari tentativi di rientrare in parlamento (“Sinistra arcobaleno”, “Rivoluzione civile”, “Potere al popolo”) sono clamorosamente falliti.

Ma negli ultimi mesi, la progressiva diaspora del M5S e la evidente impossibilità per tanti deputati di pensare di rientrare in parlamento nelle prossime elezioni politiche (nel marzo 2023 o anticipate che siano) ha spinto tanti deputati a ricollocarsi nel gruppo misto e alcuni di questi hanno perfino scelto di dichiararsi rappresentanti in parlamento di alcune organizzazioni della sinistra “extraparlamentare”.

Si tratta in particolare del senatore Matteo Mantero, che si è dichiarato di Potere al Popolo e del senatore Emanuele Dessì che ha aderito al Partito Comunista di Marco Rizzo, e per certi versi della senatrice Paola Nunes che nel 2019 aveva annunciato di rappresentare il Partito della Rifondazione comunista per poi lasciarlo 5 o 6 mesi dopo per aderire a Sinistra Italiana.

Non mettiamo in discussione la legittimità e perfino la positività di questa loro scelta, anche se non riteniamo che questa li assolva dall’aver sostenuto per anni la politica interclassista del M5S, arrivando anche a votare la fiducia ai governi Conte 1 e 2.

Dunque i pochi parlamentari della “sinistra radicale” si sono trovati di fronte alla domanda: “Come comportarci nelle prossime votazioni per la presidenza della repubblica, viste le insostenibili candidature di Berlusconi, Draghi, Cartabia, Amato, Casini, Pera, ecc.?”

Quando qualche giorno fa (per l’esattezza il 14 gennaio) i gruppi in cui si sono raccolti i parlamentari della ex “sinistra 5Stelle” (“Alternativa” e “Facciamo ECO”) hanno fatto apparire la candidatura di Paolo Maddalena, 85 anni, ex vicepresidente della Corte costituzionale, forte oppositore della controriforma che proposero nel 2016 Matteo Renzi e Elena Boschi, tutti i pur pochi neo rappresentanti parlamentari della “sinistra radicale” sono accorsi a firmare l’appello in suo sostegno. E gli organismi politici dei loro partiti di riferimento, con i loro comunicati, hanno autorevolmente avallato quella proposta, una proposta estemporanea (Maddalena ha immediatamente dichiarato di essere indisponibile), falsamente “realistica” e in realtà del tutto testimoniale (l’elezione del prossimo presidente, per gli enormi interessi politici che sono in gioco, non si giocherà sul terreno delle proposte nominative più o meno “autorevoli”, ma sulla affidabilità di classe dei candidati sottoposti al voto).

Maurizio Acerbo, segretario nazionale del PRC, ha dichiarato: “Maddalena è un giurista che da anni condivide con noi la critica del neoliberismo, delle privatizzazioni e della precarizzazione del lavoro”. Potere al popolo dal suo canto ha emesso un comunicato in cui si sostiene: “Maddalena rappresenta un nome di altissimo profilo dal punto di vista tecnico e morale. Ha sempre attaccato la logica neoliberista del governo Draghi. Chi tra i ‘grandi elettori’ non voglia cadere nella trappola ‘o Draghi o Berlusconi’ non ha più scuse: Maddalena è il nome da votare”.

Al pari, L’Ufficio politico del Partito comunista di Marco Rizzo, ha fatto sapere: “Paolo Maddalena è il candidato della Costituzione italiana, per la sua difesa ed il suo rilancio, contro la finanza, le privatizzazioni ed il neoliberismo che vuole schiavizzare il popolo”.

La scelta giusta per noi non doveva essere quella di dare credibilità ad un’istituzione – quella quirinalizia – che da sempre, e tanto più negli ultimi decenni, è stata uno strumento decisivo per tentare di dare soluzione alla crisi del sistema politico borghese italiano. Né di dare credibilità ad un’elezione affidata ad un parlamento totalmente in mano alle varie formazioni che si contendono il ruolo di rappresentanza della classe dominante.

Probabilmente la scelta da adottare si sarebbe dovuta ispirare a quella fatta nel dicembre del 1971 dalla sinistra, anche allora extraparlamentare ma molto più radicale di quella odierna, quando oppose alla minacciata elezione di Fanfani o Leone (che poi prevalse) al Quirinale non un nome racimolato a fatica tra i “benemeriti della Costituzione”, ma un efficace slogan: “Il presidente della repubblica chiunque esso sia è sempre un servo della borghesia”.

Dunque una sinistra che anche in un momento così delicato come l’attuale, ben che vada si rassegna a raccogliere la calpestatissima bandiera della difesa della Costituzione.

Ma non è finita qui. Tra le righe dei commenti su Facebook cominciano ad apparire le obiezioni, soprattutto di donne, che postano le inequivoche prese di posizione antiabortiste e reazionarie di Maddalena. Immaginiamo lo sgomento nei gruppi dirigenti di quei partiti. La direzione del PRC viene tempestata di messaggi, che però a tutt’oggi non hanno fatto modificare la presa di posizione di Maurizio Acerbo, tuttora nella home page del sito.

Potere al popolo, invece, è corso ai ripari, con un “contrordine compagni”: “Abbiamo appreso e verificato che Paolo Maddalena ha sostenuto e che ancora oggi sostiene che la legge 194 è incostituzionale e si è dichiarato contrario ai matrimoni e alle adozioni omosessuali. Queste posizioni sono per noi dirimenti e non possiamo più sostenere la candidatura di Paolo Maddalena alla presidenza della Repubblica. Si è trattato di un errore di valutazione, di cui ci assumiamo la responsabilità”.

Granitica invece la nuova dichiarazione dell’Ufficio Politico del Partito Comunista di Marco Rizzo che ci fa sapere che “Maddalena non è un marxista, né tanto meno un comunista”. Ci informa che se il PC avesse voluto al Colle “una figura coerente al 100% con le nostre idee, avrebbe candidato il segretario generale Marco Rizzo”. “Maddalena però è una personalità autonoma dai poteri forti dislocati a Washington e Bruxelles, capace di garantire una reale neutralità”. Il comunicato stigmatizza il ritiro del sostegno a Maddalena da parte di Potere al popolo, definendo questa organizzazione “incapace di agire, anche con compromessi, per fare passi politici in avanti, per fare avere visibilità alle nostre idee”. E ci informa che: “Questa è la politica”.

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