di Giorgio Simoni

E’ giunta a conclusione, secondo quanto riferisce «La Gazzetta di Parma», l’inchiesta penale della Procura emiliana sulla gara per l’assegnazione del servizio di trasporto pubblico, assegnata nell’aprile 2017 e poi annullata dal Consiglio di Stato.

Tra gli indagati figurano nomi di rilievo non solo locale: Stefano Rossi, amministratore delegato di Busitalia (gruppo Ferrovie dello Stato), Daniele Diaz, dirigente della stessa società, Renato Mazzoncini, ex amministratore delegato di Ferrovie dello Stato e Natalia Ranza, consigliere delegato di Autoguidovie.

Centrale è proprio la figura di Daniele Diaz. Già consulente della società che, per conto di Comune e Provincia, si occupava di predisporre le regole della gara, venne assunto, appena terminato l’incarico, come dirigente presso Busitalia. L’ipotesi dei magistrati, da verificare in giudizio, è che, in questo modo, la società abbia «acquistato» anche numerose informazioni sulla procedura, in anticipo rispetto a potenziali concorrenti.

Piuttosto pesanti le accuse mosse che vengono mosse dal pubblico ministero: turbativa d’asta, corruzione tra privati e rivelazione di documenti segreti. Busitalia e Autoguidovie sono direttamente coinvolte come società, ai sensi della legge 231/2001, che disciplina la responsabilità amministrativa delle persone giuridiche.

Busitalia, ovvero quando FS non si accontenta dei treni

Busitalia-Sita Nord S.r.l. è la società del Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane che si occupa di trasporto pubblico locale urbano ed extraurbano nonché di servizi di noleggio turistici. In sostanza: non treni, ma autobus, tram e metropolitane. In questo senso, è corretto affermare che si tratta commercialmente di un concorrente rispetto ad ATM, l’azienda pubblica che gestisce i trasporti milanesi.

Busitalia ha un accordo di joint venture con Autoguidovie, società lombarda di trasporti a capitale privato, in base al quale, tra l’altro, era stata formulata nel 2017 l’offerta in associazione per la gara di Parma. E’ attiva in diverse regioni italiane: nel 2017 ha rilevato il ramo d’azienda del trasporto pubblico del CSTP di Salerno. Gestisce gli autobus di Firenze, grazie al controllo su ATAF Gestioni, di cui è Presidente il medesimo Stefano Rossi, coinvolto nell’inchiesta. E’ presente in Umbria e nel Veneto, dove si occupa anche del tram di Padova (una nuova linea è in corso di progettazione da parte di Italferr, sempre del gruppo FS).

«Milano Next», finanza creativa nel trasporto pubblico

Ma Busitalia è anche uno dei soggetti che costituiscono «Milano Next», il consorzio pubblico privato che si è proposto per gestire il trasporto pubblico milanese nei prossimi 15 anni e che vede schierate anche l’azienda pubblica ATM, la multinazionale Hitachi, e la società quotata A2A. L’ipotesi dell’affidamento di bus, tram e metropolitane di Milano a questo consorzio pubblico- privato, che avverrebbe con lo strumento giuridico del project financing, rappresenterebbe un netta cesura rispetto all’attuale gestione pubblica da parte di ATM, azienda totalmente di proprietà del Comune.

Nulla di illegittimo, certo, ma una scelta fortemente criticata, in quanto l’avvento di soggetti privati – o comunque soggetti di fatto concorrenti di Atm – trasformerebbe il trasporto pubblico in una fonte di profitto. Con il rischio concreto del peggioramento dei servizi, dell’aumento delle tariffe, della perdita del controllo da parte del Comune. E con la reale possibilità di un maggiore sfruttamento dei lavoratori, come denunciato dalla CUB Trasporti, che anche per questa ragione ha indetto un riuscito sciopero dei dipendenti di Atm lo scorso 11 luglio e ne ha programmato un altro per il prossimo 27 settembre, in coincidenza, probabilmente non casuale, con il prossimo sciopero per il clima di Fridays For Future.

Autoguidovie, il privato che si espande

Ancora più nota in Lombardia è l’altra società coinvolta nell’inchiesta parmense, Autoguidovie, che si definisce «la maggior Azienda a capitale privato italiano del trasporto pubblico locale automobilistico e tra i primi 20 gestori in Italia». Di proprietà della famiglia Ranza, dalla metà degli anni Duemila gestisce numerosi servizi interurbani in provincia di Cremona, nel sud-est milanese e in Brianza. Di recente Autoguidovie ha acquisito anche le operazioni del trasporto pubblico pavese. Possiede inoltre il 48% del capitale di ATP Esercizio srl, che si occupa di trasporti nel territorio della Città Metropolitana di Genova (quota azionaria che ottenne peraltro senza alcuna gara).

Fortemente legata ad Autoguidovie è inoltre la storia di Renato Mazzoncini, anch’egli coinvolto nell’inchiesta. Ne è stato, infatti, per diversi anni amministratore delegato e direttore generale. Diventato, nel 2012, amministratore delegato di Busitalia-Sita Nord S.r.l., fu l’artefice della joint venture tra la società del gruppo FS e l’azienda familiare lombarda. Nel dicembre 2015 il grande balzo: fu nominato dal governo Renzi amministratore delegato e direttore generale di Ferrovie dello Stato Italiane (incarichi che ricopriva quando si sono svolti i fatti oggetto dell’inchiesta di Parma). Il governo Gentiloni confermò le nomine. Nel giugno 2018, fu rinviato a giudizio a Perugia per truffa in relazione ad una vicenda di contributi pubblici alla società regionale di trasporto locale, la ex Umbria Mobilità, assorbita da Busitalia. Il successivo governo Conte – Salvini – Di Maio decise di silurarlo.

Dimmi con chi vai…

Tornando ad Autoguidovie, un particolare è interessante: la società è partner di Atm, poiché gestisce dal 2015, in regime di subappalto, numerosi servizi nelle aree di Cornaredo, Settimo Milanese, Opera, Pieve Emanuele e Rozzano. Si tratta, secondo quanto riporta il sito di Autoguidovie, di tre milioni di chilometri all’anno, con 46 autobus. Nella sezione «Trasparenza» del sito di ATM non siamo riusciti a trovare l’importo esatto del contratto, ma verosimilmente si deve trattare di una cifra attorno ai dieci milioni di euro all’anno. Non poca cosa, insomma.

Anche in questo caso, nulla di apparentemente illegittimo, ma il dubbio su quali siano i criteri con i quali ATM si sceglie i suoi compagni di strada è legittimo.

A maggior ragione quando, come nella vicenda “Milano Next”, è in gioco la gestione dell’intero trasporto pubblico milanese.

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