di Igor Zecchini

Un salone Di Vittorio pieno ha fatto da viatico all’incontro milanese convocato dai sostenitori milanesi dell’appello per un’alleanza popolare lanciato da Anna Falcone e Tommaso Montanari. Un incontro con luci ed ombre che, per punti, cercheremo di analizzare.

1) La importante partecipazione, amplificata da molte persone in collegamento via web che seguivano la serata in diretta, è sintomatica della forte richiesta di avviare un percorso che rompa gli schemi della attuale situazione politica della sinistra e dia una nuova possibilità alla costruzione di una alternativa politica alla attuale situazione della sinistra.

2) Come al solito si è giocato sull’ambiguità della convocazione della serata. Da tempo si continua a sostenere la necessità di un percorso che nasca dal basso (da ultimo nell’appello Falcone e Montanari) e si presentano come assemblee cose che assemblee non sono. Lo sviluppo della serata, gli interventi, l’equilibrio delle forze politiche, era già rigidamente strutturato. Nell’ordine Felice Besostri (area socialista), Daniele Farina (Sinistra Italiana), Basilio Rizzo (Milano in Comune), Vittorio Agnoletto, Giulio Cavalli (Possibile), Gad Lerner (Campo Progressista), Matteo Prencipe (PRC), Onorio Rosati (MDP). Sono stati inseriti due interventi di associazioni (peraltro due interventi effettivamente interessanti) come foglia di fico e, unica concessione all’improvvisazione, quello di Vladimiro Merlin del PCI che, presumibilmente, non era nella lista degli interventi programmati. Chi ha deciso tutto questo ai comuni mortali non è dato di sapere. Così come non è dato sapere chi ha organizzato la serata e chi gestirà nelle prossime settimane il processo

3) La cosa appare ancora più palese se si considera che non è stato proposto alcun percorso per costruire una qualsiasi sede di confronto e di decisionalità collettiva e/o di movimento. Tutto, senza dichiararlo, è lasciato nelle mani dei soliti noti che continueranno a fare incontri al vertice per poi fare finta di dotare il processo di momenti democratici. Beninteso, ognuno è libero di fare tutti gli incontri e le riunioni che vuole purché sia chiaro e pubblico quello che è e non si spacci per democrazia quello che democrazia non è. Non siamo in grado di dire se questa sia la caratteristica nazionale del percorso. Di sicuro è quella milanese, già abbondantemente rodata con l’esperienza (finita nel nulla) de L’Altra Europa di Milano

Nel suo intervento su Il Manifesto del 18 luglio, quindi il giorno prima della convention milanese, Loris Caruso dice : “Per sviluppare le sue potenzialità (l’iniziativa di Falcone e Montanari) dovrà però smarcarsi con più forza possibile dal dibattito sull’”unità della sinistra” intesa come unità tra i partiti della sinistra, e soprattutto dagli attendismi e i politicismi che ne derivano. Una lista unitaria da Pisapia a Rifondazione non è realistica.”

Esattamente l’opposto di quello che è successo al salone Di Vittorio. Pressoché tutti gli intervenuti hanno insistito sulla necessità di un’unica lista a sinistra del PD. Questo nonostante il provocatorio intervento di Gad Lerner (tra le altre cose ha rivendicato il si alla riforma costituzionale…) che chiudeva qualsiasi possibilità a questa opzione. Ognuno ha tirato la giacchetta dalla sua parte e le dichiarazioni su questo o quell’obiettivo radicale non sciolgono nessuna delle riserve che noi, come molti compagni e molte compagne, abbiamo su una proposta che punta all’unificazione elettorale con chi continua a rivendicare guerra e liberismo selvaggio con cui si sono cimentati quando sono stati al governo (si ci riferiamo a D’Alema e Bersani se non fosse chiaro).

D’altra parte, mentre Onorio Rosati, già segretario della Camera del Lavoro e coordinatore di MDP, pronunciava le sue roboanti parole di sinistra e alternativa al PD, negli stessi momenti si apprestava a incontri tra Campo Progressista e PD (si PD), per promuovere una lista di centro sinistra alle elezioni regionali. Del resto molti degli intervenuti fanno parte di partiti che in diverse situazioni dell’hinterland governano col PD o hanno fatto liste in coalizione con lo stesso partito.

4) Chi mancava all’appello della serata erano le lotte sociali e sindacali praticamente assenti dagli interventi, se si eccettua quelli delle due associazioni (assolutamente di rilievo quello della compagna dell’associazione di immigrati Cambio di Passo). Le mobilitazioni e le sofferenze dei lavoratori e delle lavoratrici dell’area milanese sottoposti ad un massiccio attacco ai livelli occupazionali e/o alle condizioni di vita e di lavoro, non risultavano fare parte di un dibattito che, anche in questo, assume una connotazione totalmente politicista teso a garantire posti nelle istituzioni a questo o a quell’altro piuttosto che ad essere un punto di riferimento e di ripartenza delle lotte. L’unica che ha in qualche modo sollevato il problema è stata Nadia Rosa (responsabile lavoro del PRC) ma con un intervento assolutamente incolore e in cui non si individuavano obiettivi e proposte di iniziativa, evitando così il confronto con la politica della CGIL di Landini e Camusso che sta portando al disastro il movimento dei lavoratori italiano.

5)  La serata si è chiusa con un appuntamento lanciato da Montanari per fine settembre. Una scadenza nazionale articolata in varie città con l’obiettivo di cominciare ad articolare il programma della futura lista. Può essere che in quel momento una serie di nodi siano sciolti ma dobbiamo dire che se il buon giorno si vede dal mattino a Milano è meglio aprire subito l’ombrello.


Per una valutazione politica più generale rimandiamo all’articolo di Franco Turigliatto Sinistra Anticapitalista e le elezioni politiche pubblicato sul sito nazionale di Sinistra Anticapitalista.

Chi ha tempo può vedere gli interventi dell’incontro a questo indirizzo youtube e farsi un’idea di persona.

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