Si è conclusa l’operazione di polizia che ha portato allo sgombero delle famiglie che avevano occupato l’ex Alitalia in piazza don Mapelli a Sesto San Giovanni. Si tratta del secondo sgombero di quel palazzo, fino a circa due anni fa occupato da famiglie dello stesso progetto “Aldo dice 26×1”, un’esperienza nata proprio a Sesto San Giovanni dall’occupazione di stabili dismessi e abbandonati al degrado nel cuore della città delle fabbriche. Edifici che talora hanno fatto la storia della civiltà industriale, come la sede storica della Magneti Marelli, alle porte della città, anch’essa occupata dopo anni di abbandono e di razzie dei predatori del rame proprio lì, di fronte al commissariato di PS. Si voleva generalizzare una parola d’ordine semplice e immediata: non è accettabile che ci siano persone per strada (sempre di più nel corso degli ultimi anni segnati da una crisi che ha morso solo i più deboli) e interi stabili abbandonati a se stessi, utili solo per i giochini speculativi delle società finanziarie che li comprano, talora covi di micro-criminalità nel cuore delle città come avviene a Sesto San Giovanni. A fronte del numero crescente di sfratti per morosità incolpevole è necessario trovare una soluzione d’emergenza all’emergenza abitativa: sequestrare gli edifici di cui nessuno più si occupa e farne luoghi per l’accoglienza di chi è in difficoltà perché sfrattato, perché profugo, perché senza un tetto, un rifugio in cui ritrovarsi per riorganizzare la propria esistenza.
Lo sgombero di Aldo dice 26×1 non è solo frutto della stretta securitaria di Salvini e della sua pseudo-intimidatoria circolare ai prefetti per accelerare gli sgomberi. Essa arriva dopo il decreto Minniti-Orlando e la sua ansia di repressione che ha anticipato la clava leghista (del resto, tra l’originale e la fotocopia perché scegliere la seconda?).
Essa arriva anche dopo che gli occupanti hanno subito il foglio di via dal territorio di Milano per iniziativa della Giunta di centrosinistra del sindaco Sala. Lo stesso che ora va cianciando di soluzioni da trovare per gli sgomberati ma che finché ha avuto il problema sul suo territorio lo ha gestito prima ignorandolo, poi disponendo il taglio della corrente elettrica al palazzo di via Oglio dove si trovavano in precedenza le famiglie di occupanti. Proprio come ieri a Sesto San Giovanni, quando si susseguirono gli interventi della polizia, favoriti e caldeggiati dalla giunta di centrosinistra, tra i sorrisi compiaciuti dei consiglieri comunali del PD.
A che serve, dunque, il centrosinistra di Milano se non riesce a dare risposte al dramma della povertà che dilaga nell’area metropolitana? Lo chiediamo al consigliere comunale milanese Paolo Limonta, che si è impegnato così tanto da ottenere dal suo sindaco il mirabile risultato di… 15 giorni in più di corrente elettrica per lo stabile di Aldo dice 26×1. Possono essere queste le risposte? Possono essere questi i risultati di cui andar fieri tanto da giustificare l’appoggio ad una Giunta capace di rispondere con gli sgomberi all’emergenza abitativa?
Sinistra Anticapitalista rilancia le parole d’ordine di cui oggi si avverte sempre più il bisogno: costruire le lotte, rafforzarle dove già esistono, alimentare la solidarietà tra gli sfruttati, lavorare ad un progetto di sinistra unita e radicale, aperta, inclusiva e trasparente, ma senza più l’ambiguità di rospi PD da ingoiare. Il tempo è ora.

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