di Loris Brioschi

Nuovo incendio di rifiuti tossici in Lombardia, dove un vasto rogo, che è iniziato all’alba del 25 settembre, ha devastato l’area industriale dismessa dell’ex Snia di Varedo. L’incendio ha messo in allarme inizialmente i cittadini di Varedo, Limbiate, Solaro, Cogliate, Ceriano Laghetto, Bovisio Masciago. ma con l’odore di bruciato che è ormai arrivato ad impregnare anche l’aria di tutto il resto del nord ovest Milano.

In poco tempo il fuoco si è esteso a un’area di seimila metri quadrati parte di un capannone grande quasi il triplo in cui sono stipate, circa duemila tonnellate di rifiuti: si tratta dell’ultima frazione non recuperabile degli urbani indifferenziati, per la rimozione dei quali il complesso era stato posto sotto sequestro, ben tre anni fa.

Infatti erano stati i carabinieri di Desio, nel 2018, a scoprire che gli ex capannoni abbandonati, ma sede attiva di spaccio, erano stati utilizzati come mega-discarica abusiva. La rimozione non è mai stata effettuata e l’enorme area è sotto sequestro ma i sigilli non hanno mai allontanato i frequentatori abusivi dell’ex Snia, tanto e vero che è stato loro possibile scaricare abusivamente, migliaia di tonnellate di rifiuti.

Sul posto sono arrivati oltre che i pompieri, anche i tecnici Arpa (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente) e i carabinieri. Non lontano dall’area dell’incendio sono state anche trovate due automobili bruciate. Sembrerebbe dunque certa l’ipotesi del dolo.

Le indagini della Procura di Como hanno già accertato le responsabilità. I rifiuti sarebbero stati portati lì da operatori con pochi scrupoli di un’impresa specializzata che avrebbe dovuto smaltirli in modo corretto e invece li ha abbandonati a Varedo. Ma rimuoverli non è facile: il Comune non intende pagare il costo della rimozione, pari a 700mila euro, e tuttora l’area risulta sequestrata dalla Direzione distrettuale antimafia.

L’Arpa dichiara che “Dalle prime verifiche effettuate con una prima strumentazione, non si è rilevata presenza di criticità acute per le persone“. E anche “Un campionatore ad alto volume per la ricerca dei microinquinanti è stato installato in zona e la cittadinanza sarà prontamente allertata solo in caso di necessità”.

In seguito, il comune di Varedo ha fatto sapere che l’incendio non ha causato nessuna nube tossica, aggiungendo che “i rifiuti sono riconducibili a codice Cer 19.12.12., caratterizzati come non pericolosi“. Ci permettiamo qualche ragionevole dubbio, vista la certa presenza di plastiche mescolate ai rifiuti.

Quello dei rifiuti all’interno dell’area ex Snia, un problema tuttora irrisolto, era stato più volte segnalato dal CRES (Comitato Recupero Ex Snia) un comitato di cittadini della zona di cui Sinistra Anticapitalista fa parte, nato con l’obiettivo di far risanare e ripristinare a verde l’area ex industriale più vasta d’Europa, di ben 450 mila metri quadri.

Pensiamo di non sbagliare, se affermiamo che questo incendio “doloso” faccia parte dell’azione criminale di Ndrangheta e mafie varie che gestiscono in modo illegale il “Ciclo dei rifiuti”, assieme ad imprese compiacenti.

Solo negli ultimi anni sono centinaia i roghi, in capannoni, aree dismesse e discariche in Lombardia, come sono decine le indagini giudiziarie effettuate. Ma questo non ha fermato chi partecipa alla distruzione del nostro futuro. Solo una crescita della partecipazione e della mobilitazione di chi ha a cuore la difesa del nostro territorio all’interno di una più generale mobilitazione ambientalista ed ecosocialista può contribuire a cambiare la situazione.

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