di Giorgio Simoni

L’acquisizione di Auchan da parte di Conad, in Italia, porterà oltre 3.000 licenziamenti, secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore del 25 gennaio scorso. Margherita distribuzione – la bad company che fa capo a Bdc Italia, società creata da Conad e da Wrm del finanziere Raffaele Mincione – ha già avviato la messa in mobilità di ben 817 lavoratori degli uffici. I tagli più drastici colpiscono il quartier generale di Rozzano, nel milanese, dove lavorano 456 impiegati. Tutte le altri sedi periferiche sono colpite: 47 licenziamenti a Roncadelle (Brescia), 27 a Vicenza, 40 a Offagna (Ancona), 33 ad Ancona, 41 a Roma, 13 a Catania e 160 in altri uffici distaccati. Ai lavoratori verrà proposta la mobilità volontaria: si ipotizza un incentivo pari 34mila euro lordi, cioè di fatto appena un anno di stipendio.

Il passo successivo sarà il taglio del personale impiegato nei punti vendita. Sempre secondo il Sole 24 Ore, si prevedono oltre 6.100 esuberi, ma 3mila addetti rientrerebbero in Conad portando cosi, secondo il gruppo bolognese, il numero degli eccedenti a 3.105 lavoratori. Solo nel Veneto si parla di 480 addetti a rischio esubero, su un totale di 1.300 lavoratori impiegati nei 23 punti vendita ex Auchan. Nei 14 ipermercati che passeranno a Conad si stimano altri 120 esuberi dovuti ai tagli degli spazi di vendita. In Lombardia non si sa quale sarà la sorte di diversi punti vendita Auchan come, per esempio, quello di via Lario a Monza o quello di Nerviano. In Sardegna potrebbero perdere il lavoro quasi 370 dipendenti. Tutto questo, secondo i capitalisti commerciali di Conad, dovrebbe essere portato a termine entro il primo semestre di quest’anno.

La distribuzione delle merci nella società capitalista

E’ bene qui ricordare che, come insegna Marx, «Il capitale commerciale non è altro che il capitale che funziona nella sfera di circolazione. Il processo di circolazione è una fase del processo di riproduzione. Ma nel processo di circolazione non viene creato alcun valore, quindi alcun plusvalore. (…) Al contrario. In quanto queste metamorfosi costano del tempo di circolazione, — un tempo durante il quale il capitale non produce nulla e di conseguenza non genera del plusvalore — si ha una limitazione della creazione del valore ed il plusvalore come saggio del profitto verrà espresso in ragione opposta alla durata del tempo di circolazione.» (Il Capitale, Libro III, Capitolo 16).

Questo è sufficiente a spiegare perché, a partire dalla metà del secolo scorso le attività nella sfera della distribuzione delle merci hanno subito gli stessi processi di centralizzazione, parziale automazione, razionalizzazione e intensificazione dello sfruttamento del lavoro che abbiamo visto nel settore della produzione in senso stretto.

Allo stesso tempo, la creazione di grandi centri commerciali, l’ampliamento estremo degli orari di apertura, l’industrializzazione delle attività di marketing hanno permesso di estendere il mercato ed assicurare la divisione del lavoro fra i capitali e quindi al capitale di lavorare su una scala più ampia, stimolando la produttività del capitale industriale e la sua accumulazione.

Infine, per i capitalisti che operano nella sfera della distribuzione, è una necessità vitale quella di aggregarsi e di concentrare gli acquisiti in poche grandi piattaforme centralizzate, aumentandone i volumi, non solo per ridurre i costi logistici, ma anche per acquisire maggiore forza nella contrattazione della quota di plusvalore da strappare ai capitalisti industriali.

Che cos’è Conad

Conad (Consorzio Nazionale Dettaglianti) è una società cooperativa a responsabilità limitata nata a Bologna nel 1962, aggregando operatori commerciali per organizzare in comune i rifornimenti e gli acquisti di prodotti alimentari, bevande e beni di consumo. Oggi Conad gestisce migliaia di supermercati e ipermercati, 39 distributori di carburanti, 135 parafarmacie, 15 negozi di ottica e 26 di prodotti per animali. Le cooperative associate sono sette, su base territoriale: Commercianti Indipendenti Associati, Conad Adriatico, Conad Centro Nord, Conad del Tirreno, Nordiconad, PAC 2000A e Conad Sicilia.

Conad fa parte di AgeCore, alleanza strategica tra i sei maggiori gruppi del retail europeo: Conad (Italia), Eroski (Spagna), Intermarchè (Francia), Edeka (Germania), Colruyt (Belgio) e Coop Suisse (Svizzera). Negozi Conad sono presenti anche in Albania, nel Kosovo e a Malta. In Italia afferma di avere una quota di mercato del 21,5 per cento nel settore dei supermercati.

Nel 2018 Conad, che aderisce a Legacoop, ha dichiarato un fatturato di 13,5 miliardi di euro (era di 8,8 miliardi dieci anni prima), con 56mila dipendenti e 3.174 punti vendita. Amministratore Delegato è Francesco Pugliese, già direttore generale Europa di Barilla e amministratore delegato e direttore generale del Gruppo Yomo. A maggio 2019 il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella lo ha nominato Cavaliere del Lavoro.

Quale risposta all’offensiva padronale?

Purtroppo, anche in questa vicenda ci sembra di assistere a un film già visto. Le direzioni sindacali propongono una risposta del tutto insufficiente all’aggressione padronale, senza una vera volontà di andare a una mobilitazione della classe lavoratrice, accontentandosi della conquista di tavoli di concertazione al Ministero del lavoro, o, ancora peggio, frazionati regione per regione.

Eppure lo stesso giornale di Confindustria sottolinea: «Difficile prevedere a quanto arriverà il totale ma probabilmente si supereranno i 3mila esuberi strutturali dell’ex Ilva.»

E’ bene ricordare che sono ormai centinaia le vertenze aperte presso il Ministero del lavoro (impossibile persino tenere il conto esatto) e centinaia di migliaia i posti di lavoro in discussione nelle varie crisi industriali.

Come abbiamo scritto più volte, è del tutto perdente, come hanno fatto finora le direzioni sindacali pensare di poter difendere i posti di lavoro fabbrica per fabbrica, o, in questo caso, supermercato per supermercato, senza un movimento di lotta unitario di tutte le lavoratrici e i lavoratori.

Anche la vicenda Auchan / Conad, dimostra che non ci sono padroni “buoni” e salvatori (e che il padrone nazionale non è affatto migliore dello straniero). Le acquisizioni si fanno per prendere marchi e quote di mercato, dopodiché ci si sbarazza di tutto ciò che non serve, a partire dai lavoratori e dalle lavoratrici.

Occorre unire tutte le lotte per la difesa del posto di lavoro, con obiettivi unificanti, a partire dalla riduzione dell’orario di lavoro senza riduzione del salario e dall’abbattimento dell’età pensionistica. Serve ridistribuire il lavoro che c’è, a scapito dei profitti dei padroni. Solo in questo modo è possibile uscire dalla condizione di totale ricattabilità in cui è finita la classe lavoratrice.

E’ un percorso lungo e difficile, ma è l’unica via: nessuno ci regalerà niente, né ci toglierà le castagne dal fuoco. A questo vuole lavorare Sinistra Anticapitalista, con i propri militanti, le proprie idee, assieme ai settori di sindacalismo di classe, di sinistra di opposizione, di auto-organizzazione dei lavoratori che condividono questa visione.

Immagine: “Projet 365 – 209/365” by Supernico26 licensed under CC BY 2.0

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